Sentirsi connessi agli altri è un’ esperienza straordinaria, confortante, vitale che orienta verso ciò che conta nella vita. Personalmente credo di essermi sempre sentita connessa agli altri, a volte di più e a volte di meno. E quando temevo di perdere questa sensazione chiara, o si offuscava o si indeboliva, andavo consciamente o inconsciamente a ricercarla. Son sempre stata capace di creare connessioni, rete, relazioni, di essere la regista di occasioni di incontro e scambi tra le persone. Questo forse per una indole innata o per una necessariamente appresa capacità di essere molto vigile ed attenta su ciò che mi accadeva intorno. Al punto di farne una professione, di ascolto, di tessitura di relazioni significative, di regia di lavori di gruppo, di orientamento al significato del vivere, di scrittura per trovare la mia bussola e aiutare gli altri a cercare e trovare la propria. Sempre in una rete di connessione necessaria, nutriente, generativa, irrinunciabile.
Spesso mi viene in mente Sid, quel personaggio simpatico e un po’ strambo del cartone animato “L’era Glaciale”: ad un certo punto l’amico Diego, la tigre con i denti a sciabola, lo definisce “quella cosa appiccicaticcia che tiene insieme il gruppo”, quell’ingrediente necessario perché le connessioni tra tutti loro rimangano. Ecco io sono sempre stata un po’ Sid. Creare connessioni tra saperi e discipline, facilitare relazioni difficili, supportare e motivare le persone a trovare opportunità e contesti facilitanti per l’esistenza, orientarsi all’etica per vivere e curare… con lo scopo di vivere e lavorare avendo un senso e uno scopo da perseguire e aiutando altri a farlo. Accettando cadute, fatiche e contraddizioni che anche io, come tutti, mi trovo spesso a vivere.
Infatti io non sono perfetta, non ho tutto chiaro, ma se lo faccio sto meglio, mi sento bene nella mia pelle, mi sento un po’ di più nel mondo che vorrei abitare. E quando la situazione è particolarmente aperta, favorevole, esistenzialmente ricca (come la lezione/esperienza vissuta ieri grazie alla docenza per un master sulla Leggerezza e la Resilienza) mi conforto del fatto che fare ciò che ami, essere dove vorresti essere e con chi stimi e con chi come te cerca di condurre una vita autentica, senza la paura del giudizio e senza secondi fini o eccessivi timori, è la migliore condizione che ti può capitare.
Cade così l’ansia da prestazione e il dubbio di essere o meno sulla strada giusta.
E ti senti a casa!

Fateci caso….