Quando scrivo certe frasi sento subito una sentinella dentro di me che dice “ma dai, sei patetica…, risulterai sdolcinata …” Beh, forse lo sono! Lo sono sempre stata ma me ne vergognavo o me lo negavo perché intorno a me non sempre ho trovato chi accogliesse senza giudizio o con disponibilità generosa quello che pensavo o dicevo. Veniva visto – da loro e poi, purtroppo, anche da me – come un segno di “poca levatura intellettuale” o di debolezza o almeno di pericolo: quando ti apri e vedi ciò che nel mondo è sottile e delicato, sei delicato a tua volta e quindi rischi di essere “rotto”, di essere ferito e temi di poter andare in frantumi.
Ma questo accade se sei un bambino. Crescendo scopri che fortunatamente fragilità e forza possono andare a braccetto, e quella è la vera potenza che hai. Accetti e senti come una risorsa il fatto che si può sentire anche la paura e il dolore o che si possono vedere le parti più ombrose dell’esistenza e questo non ti rede peggiore o più debole. Anzi!
Ti rende più autentico e più ricco, probabilmente. E se sei così… perché lottare contro ciò che sei o rinnegarlo?
Non sei sbagliata, sei solo nata nel nido sbagliato. Allora bisogna che tu ti metta in cerca del tuo nido e dei tuoi simili, serve che tu possa cercare luoghi e opportunità che ti facciano sentire a casa e ti permettano di vivere il tuo modo di essere come una risorsa.
Questo ho imparato a dirmi e cerco di aiutare gli altri a dirsi a loro volta.

Ho ascoltato in questi giorni, per la seconda volta, la storia di Oprah Winfrey raccontata nel podcast Morgana di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri. Lei ha fatto dei suoi dolori, della sua capacità di empatia, di ascolto, di coinvolgimento, la sua forza. Qualcosa che apparentemente era una debolezza o i più la potevano vedere in quel modo, lei l’ha fatto fruttare al meglio.
Mi piace ascoltare queste storie e in generale le storie di persone che si sono ascoltate, non si sono tradite, magari si sono perse più volte ma poi si sono ritrovate senza rinunciare mai a se stesse. A volte sono corollate, a volte hanno ceduto… certo! Sono storie di esseri umani e proprio per queste le amo, mi parlano e mi ispirano.

Ieri, grazie ai social, ho ricevuto il messaggio di una persona che ha letto il mio libro “Ricominciare” e tra le altre meravigliose cose diceva: “Col suo libro lei mi sta parlando, pala con me, a me, di me…” e questo mi ha commossa e mi ha fatto dire: “Allora questo libro ha senso! E ciò che cerco di fare ha senso, per me e per chi legge o mi segue” perché se ciò che faccio non aiuta me e non dà sollievo agli altri allora non mi interessa farlo. Perché come dice la Murgia nel podcast su Oprah “lei non fa qualcosa per far stare bene gli altri, li fa stare meglio e basta” perché tutti abbiamo bisogno di sentirci accolti e capiti, abbiamo bisogno di non sentirci sbagliati in quel che proviamo e necessitiamo di non essere giudicati, ciascuno di noi ha bisogno di sentirsi parte di una storia collettiva e non isolato nelle sue vicende che lo inchiodano ad un isolamento brutale da cui si esce solo ammettendo di essere vulnerabili e spaventati. Ma lo possiamo fare se qualcuno accoglie questa fragilità e ammette la propria. Possiamo incontrarci e sostenerci reciprocamente e davvero solo se ci incontriamo là dove siamo tutti un po’ zoppi, un po’ insicuri, un po’ feriti, un po’ veri.
Perchè lì c’è la nostra forza!