La passione, solo grammaticalmente femmina, appartiene all’intero mondo umano, ma se per l’uomo è motore, per la donna è una condizione.

Che sarà? L’amore, la forza della vita, il desiderio, le emozioni? Non so a che cosa pensasse l’autore di questa canzone, colonna sonora di tante mie mattine nel tragitto a piedi casa-lavoro; ma io dico, per me: la passione.

L’uomo si appassiona, la donna è appassionata per natura.
E’ così che associo più facilmente questa canzone all’universo femminile, e, nonostante tanti riferimenti maschili, mi vengono in mente, sentendola, solo volti di donne… e, al di là dei richiami a esperienze che non ho mai fatto, a mondi che non sono i miei, è fonte ogni volta di tanti ricordi della mia vita. Ma questa canzone forse mi piace davvero perché mi piace da sempre, perché scatena le stesse emozioni di tanto tempo fa, e questo mi dice che qualcosa di me (e una parte preziosa) è rimasto com’era.

Sono diventata meno impulsiva e più saggia, meno ideologica e più tollerante, meno spensierata e più ansiosa, ma non sono meno appassionata. La passione è anche il linguaggio comune con il quale posso comunicare con le altre donne, che mi mette in sintonia con il loro sentire, che mi permette di guardare le loro storie (penso alle mie pazienti, alle figlie, madri, mogli e compagne che incontro al lavoro) senza giudizio ma con profonda com-passione perché la passione fa anche soffrire, fa fare scelte sbagliate, a volte consuma, a volte si spegne, ma è anche “in sé” la leva per resistere e ricominciare, anche quando non c’è ragione, scopo, speranza.

Costanza