Da quando siamo tornati a preoccuparci per i contagi e per le nuove restrizioni sento montare in me non solo la preoccupazione ma soprattutto un senso di rabbia e di ingiustizia verso ciò che accade. Sento la disperazione e la preoccupazione delle persone intorno a me e mi sento impotente.
Mi chiedo cosa si può fare… e così su due piedi non lo so. C’è tanta gente per fortuna che “fa” e questo mi conforta, ma io?

Sull’onda di questi pensieri mi è venuto in mente un libro, per me splendido: un testo piccolo, semplice, poetico che racconta di azioni piccole e semplici ma estremamente potenti.
Un libro che racconta la fiducia, la tenacia, la capacità di dedicarsi a qualcosa di importante ogni giorno con pazienza e lungimiranza, confidando che darà buoni risultati, anche se non c’è certezza che chi ci si dedica vedrà questi frutti. Un libro sulla gratuità e la capacità di seminare vita per chi verrà dopo di noi, confidando che ne potrà godere. Un libro sulla capacità dell’uomo di essere tanto generatore di distruzione quanto di felicità specie se non rimane prigioniero solo di se stesso.
A ciascuno la scelta e ad ognuno trovare il suo modo, il suo ambito per essere generatore di cura e custodia di vita bella e del cambiamento di ciò che rede la vita gravosa, asfittica, greve.

Il libro è “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono. (Salani Editore, 1996):
“Piantava querce. Gli domandai se la terra gli apparteneva. Mi rispose di no. Sapeva di chi era? non lo sapeva. Supponeva che fosse una terra comunale, o forse proprietà di gente che non se ne curava? Non gli interessava conoscerne i proprietari. Piantò così le cento ghiande con estrema cura. […]Da tre anni piantava alberi in quella solitudine. Ne aveva piantati centomila. Di centomila, ne erano spuntati ventimila. Di quei ventimila contava di perderne ancora la metà, a causa dei roditori […] Aveva pensato che quel paese sarebbe morto per mancanza d’alberi e quindi si era risolto a rimediare a quello stato di cose. […] Il processa aveva l’aria di funzionare a catena […] Non l’ho mai visto cedere nè dubitare [ma] è facile immaginarsi che sia stato necessario vincere le avversità e lottare contro lo sconforto”

Un messaggio di rinascita e potenza creatrice e generativa che ci interpella e ci può mettere su una strada che vinca lo sconforto e il senso di impotenza che ci pervade. “quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, [è riuscito a piantare una intera foresta che ha riportato in vita antichi corsi d’acqua], trovo che malgrado tutto la condizione umana sia ammirevole”.
Sono servite “costanza nella grandezza d’animo e accanimento nella generosità”. Non doti straordinarie, ma capacità umane