Bisogna esplorare e sperimentare un po’ per cercare delle pratiche trasformative o meditative che ci acquietino e che ci conducano là dove vogliamo andare nella vita.
Però dobbiamo anche lasciare loro il tempo di depositarsi in noi, di parlarci, di vedere se ci corrispondono e se ci trasformano nei modi che desideriamo e poi, eventualmente, andare a cercarne altre per integrare le precedenti o per sostituirle se non sono state valide o non sono sufficienti.
Bisogna però stare attenti a non cadere nella bulimia delle pratiche spirituali, nella compulsione di una ricerca che finché non ci trova davvero disponibili ad ascoltare la nostra inquietudine generativa, non ci porteranno mai da nessuna parte. Ci lasceranno esausti, un po’ sconfitti e delusi, disarmati.
Se non accettiamo la nostra inquietudine e non la guardiamo, non la attraversiamo, non ci facciamo pace non c’è esercizio che tenga.
E le due cose vanno di pari passo