Quanti ricordi in un diario, quante tracce di vita importanti!
Proviamo anche noi questo esercizio semplice, immediato, che abbiamo tutti a portata di mano se lo vogliamo: scrivere un diario. A molti magari può sembrare un esercizio banale, legato all’adolescenza e per di più solo femminile, una perdita di tempo per chi coltiva eccessivo gusto per la propria interiorità e si intrattiene esageratamente con le proprie emozioni e la custodia dei propri ricordi.
In realtà possiamo rintracciare già nell’antichità, un grande maestro di questo esercizio di scrittura utilizzata come cura di sé, un filosofo che fu anche imperatore: Marco Aurelio (121 – 180) che scrisse, ad esempio, I Pensieri.
In questo esercizio di scrittura quotidiana egli poneva attenzione ai pensieri e ai princìpi che guidavano, e voleva che guidassero la sua vita e presidiava in questo modo alle passioni e ai turbamenti che gli impedivano di perseguire e applicare tali principi o lo mettevano in difficoltà nel farlo.
I principi che egli con la scrittura riportava alla mente, in questo esercizio di vigilanza su sé e di consapevolezza, erano i principi della scuola filosofica cui apparteneva, la scuola stoica, quei principi che lo stesso Epitteto suo maestro gli insegnava e gli ricordava affinché egli li praticasse nel corso di ogni giornata. Pare verosimile che scrivesse per sé, per uso personale, e lo facesse di proprio pugno.
È proprio nel concetto di esercizio filosofico quello di porre mente a se stessi, di ritrovare la calma, di ri distendere i pensieri e le emozioni,…..di mettere ordine e cercare maggiore stabilità e linearità in ciò che la vita ci muove ogni giorno nell’animo.
Grazie alla scrittura del diario possiamo seguire fili, tracce, ricordi, sogni, desideri, … che ci dicano di noi o ci aiutino a dire qualcosa a noi stesse, che ci esortino alla felicità stabile.
La scrittura del diario per Marco Aurelio è la raccolta di appunti personali e riflessioni che lo possano portare ad una conversione radicale, che lo accompagnino a trasformare completamente il suo modo di vivere e per noi può essere la stessa cosa.
Egli aveva principi di vita da ricordare e mettere in pratica ogni giorno, quei dogmata che erano il fondamento e la giustificazione di una certa pratica di vita che conduceva alla saggezza.
Allora anche a noi scrivere può servire a controllare meglio il nostro discorso interiore, a ritirarci in noi stessi per ritrovare i princìpi che ci rinnovano, concisi ed essenziali perché siano efficaci (pensiamo alla fortuna che hanno sui social le frasi brevi e gli aforismi che ad ognuno evocano e dicono qualcosa in maniera incisiva).
Il diario, poi, si può scrivere anche per altri: appunti e riflessioni che doneremo a chi ci è caro – anzichè gettarli nel mucchio delle notizie e delle battute dei social – cose intime da custodire, perché anche grazie a questo lavoro di custodia e cura si rendano ancora più preziosi di quanto sono, perché verranno donati e consegnati a tempo debito all’interlocutore per cui li abbiamo scritti … perché li abbiamo scritti quando eravamo incinta o avevamo i bimbi piccoli, perché li scriviamo quando siamo innamorati, perché siamo nostro malgrado lontano dalla nostra casa e dai nostri cari, perché siamo malati e pensiamo diversamente da prima al nostro futuro, …
Scrivendo un diario saremo più vigili e più presenti a noi stessi, potremo dirci meglio cosa vogliamo, sapremo esprimere ad altri chi siamo,o comunicare a chi amiamo chi sono o chi sono stati loro per noi, che mondo e che esperienze abbiamo costruito insieme a loro per un tratto della nostra vita,…. E in questo dirgli di loro, come li vediamo,come erano ….. magari donando il diario a loro come dono unico e speciale.
Scrivere per restare in contatto con le diverse parti di sé, per lasciarle esprimere, per tesserle nel tempo con un Philo di consapevolezza e restare vivi al meglio.
Lascio che i pensieri si succedano sotto la penna
nello stesso ordine in cui i temi si sono presentati alla mia riflessione:
così potranno rappresentare meglio i moti e il cammino della mia mente.
(D. Diderot)
Questo articolo è stato pubblicato l’ 11 gennaio 2016 sulla 27 ora del Corriere della Sera