La gente- diceva Goethe – non sa quanto tempo e sforzo costi imparare a leggere.
Mi ci sono occorsi 80 anni , e non sono neanche in grado di dire se ci sia riuscito
Tutti sappiamo leggere, ce lo insegnano fin dalle elementari, a volte già alla scuola materna … ma l’esercizio della lettura non è quello di riconoscere le lettere e capire come esse si inanellano per comporre parole e frasi. Fin dall’antichità, l’esercizio della lettura è un esercizio che porta il lettore a dialogare con il testo, a lasciarsi interrogare da esso e ad interrogarlo a sua volta a partire dalla propria vita, che pone domande e quesiti quotidiani, come ci spiega bene P. Hadot in Esercizi spirituali e filosofia antica.
La lectio filosofica, riarticolata come esercizio possibile anche per noi da R. Màdera, è l’esercizio che trovate oggi nel radio post: per interagire in maniera viva con un testo che vi è caro, con una frase che vi ha toccato o sollecitato. Dobbiamo predisporci affinchè il testo ci scalfisca, aprirci per fare in modo che ci muova verso una diatriba interna, ci spiazzi magari o ci confermi le direzioni e le decisioni prese.
Soprattutto l’esercizio della lettura è una strada possibile, come altre che stiamo sperimentando, per arrivare a prendersi un tempo per sé dedicato alla cura di sé, un tempo in cui possiamo “chiudere per inventario” qualche minuto, in cui possiamo fermarci e ascoltarci e che magari ci conduca a prendere piccole o grandi decisioni che possano trasformare la nostra esistenza nella direzione di una maggiore quiete, lentezza, felicità. Decisioni concrete, piccole, lievi che però ci tolgano di dosso l’alibi “tanto non cambia nulla!” in cui rischiamo di restare impantanati e arrabbiati. Il ritiro dal mondo per qualche manciata di minuti agevola un rientro a sé, alla propria intimità e alle proprie profondità, senza perdere di vista il quotidiano. È un po’ come tornare ad una fonte per abbeverarsi ristorarsi, per poi tornare, più freschi e meglio orientati, al mondo delle relazioni, del lavoro, del quotidiano.
E’ un movimento che assomiglia molto all’atto del respiro: uno scambio continuo tra interno ed esterno, tra sé e mondo, … facendo in modo che una posizione non rinunci mai all’altra, pena la mancanza d’aria!
E poi grazie ai libri si vivono mondi e esperienze parallele, si compiono viaggi magnifici e si torna a immaginare, sognare, desiderare vite migliori. E anche questo è un respiro necessario.
Questo articolo è stato pubblicato il 1 febbraio 2016 su la 27 ora del Corriere della Sera