Vacanze per riposare, staccare, ritrovare piacere e creatività. Chiudere “per inventario”, disconnettersi, non solo in estate.

Finalmente siamo seduti sotto l’ombrellone o su un terrazzo a guardare prati verdi e cieli azzurri, a leggere il giornale. Ambite come un premio, intraviste per mesi come un’oasi nel deserto, le vacanze sono il tempo e il luogo che per innumerevoli settimane coccoliamo nell’attesa che diventino reali e che ci regalino quell’ossigeno necessario dopo mesi di apnea, troppo presi dal lavoro, dagli impegni, dai ritmi del quotidiano. Ora è il tempo del riposo, del divertimento, delle relazioni sociali, delle letture piacevoli, dello sport, della libertà. È il tempo di tantissime cose che lasciamo in sospeso per undici mesi l’anno e che poi vorremmo godere nei pochi o tanti giorni (mai del tutto sufficienti) che ci dedichiamo in estate. Il rischio di delusione — perché potremmo non riuscire a soddisfare tutto quello che abbiamo atteso di godere — è molto alto. Si cambia il passo frenetico e veloce e si rallenta, a volte fino a fermarsi: per qualcuno è corroborante, per altri è fonte di ansia. C’è quindi anche la possibilità che questo cambio di ritmi e tutta questa disponibilità di tempo ci spiazzino, ci annoino o ci inquietino, facendoci desiderare di rientrare presto nella vita di tutti i giorni.

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