“Quante volte in una giornata diciamo «Grazie»? Nessuno le ha mai contate. Quello che, però, dovrebbe farci riflettere non è tanto il numero ma il fatto che dietro a quella semplice parola, spesso detta per educazione, c’è molto di più di quello che pensiamo, qualcosa di più intimo e profondo. C’è un atteggiamento, una visione. Insomma, una vera e propria virtù. «La gratitudine è una capacità di aprirsi al mondo, agli altri, diciamo una forma di trascendenza» spiega Laura Campanello, filosofa, analista e autrice di Ricominciare (Mondadori). E a pensarla allo stesso modo è anche il teologo J. T. Mendonça che scrive: «Ognuno di noi ha quanto gli serve per sperimentare la gioia. Non è un problema di conoscenza, è un problema di sguardo. Di guardare a quel che siamo e a quanto ci circonda con cuore grato, capaci di percepire il dono che ci abita. Se accostiamo l’orecchio alla vastità della nostra vita, essa canta!». E per sentire quel canto, quella musica soave, che regala quiete, per prima cosa dobbiamo imparare a essere grati a noi stessi, alla vita che abbiamo. «È importante. Significa essere capaci di perdonare le proprie imperfezioni, accettare le proprie fragilità, spogliarsi delle corazze e percepirsi sensibili» continua la filosofa. Proprio quella sensibilità che da un lato ci fa essere più “scoperti”, ma che dall’altro ci permette di vedere più bellezza. «La gratitudine per certi versi quindi è una via alla consapevolezza. Una via non certo facile, che ti sveste di alcune difese per farti sperimentare la meraviglia. Quindi, per essere capaci di guardarsi intorno, bisogna innanzitutto guardarsi dentro» continua Laura Campanello”.

Trovi l’intero articolo di Marta Bonini su Donna moderna, n.41, settembre 2021