Per l’8 marzo niente mimose. Regaliamoci tempo!

Sono qui che guardo il mio google calndar: lavoro, famiglia, lavatrici, spesa, mestieri, figli. Forse la questione non è cosa lascio e cosa tolgo dall’agenda,  ma ancora : come vivo il mio tempo?
Il tempo non è un contenitore da riempire più che si può, perché “se premi forte” qualcosa ci sta ancora” ma è -anche, vi prego! Anche…- tempo da vivere, sentire, godere, … Un tempo mobile, morbido, comodo da abitare, elastico, come il respiro, che cozza contro i blocchi statici di google calendar.

È questione di senso e non di quantità, è questione di qualità della vita e non di numero di cose fatte, è questione di ritmo giusto e adeguato alle nostre priorità e non solo dettato da impegni e doveri esterni che diventano – ma non sempre è vero! – irrinunciabili.
Spesso ho la sensazione che il tempo che ticchetta all’orologio del polso o della parete sia inclemente, mi consumi, mi chieda quasi come un essere sadico dei sacrifici che non bastano mai a soddisfare la sua voracità. Ma non è lui che mi divora. Lui passa, lui c’è . La questione è come io lo trascorro, lo saturo, lo inseguo, lo temo.  Se no sono io che mi lascio divorare.

Quindi decido, di abitarlo e non di saturarlo, di sentirlo e non di misurarlo,  di viverlo ascoltandomi vivere e facendo anche ciò che mi fa stare bene (come canta Caparezza) e che fa meglio brillare la mia anima, che altrimenti perde luce e vigore. Mi voglio autorizzare a farlo, saltando fuori dal gioco sociale e interiore che mi impone di non fermarmi mai. Mi voglio regalare tempo e regalarlo alle relazioni che contano.

Il tempo non voglio che sia solo quello monolitico fatto di colonne più o meno lunghe e colorate di google calendar, soffocante, strutturato, rigido, sempre uguale a se stesso, misurato in impegni, utilità, denaro, incastri che ricordano il gioco Tetris.
È quello scritto a mano su un’agenda o meglio ancora colorato e vissuto godendoselo, ascoltandolo. È il tempo della durata di cui parla Bergson, non il tempo dell’orologio che divora i suoi figli (seconde, ore minuti, giorni, anni….) e insieme divora noi. Il tempo passa, è vero! Ma come lo guardiamo passare?

Non sono più disposta a vivere solo il tempo frutto di colonne rigide e inclementi – per quanto utili – di google calendar – con strutture statiche e misurabili, ma voglio vivere il tempo fatto di momenti, esperienze, relazioni, sensazioni di piacere e valore, che in quelle fredde colonne non ci stanno, non si vedono, non trovano posto perché hanno tinte differenti, sfumate, cangianti, vive, e confini morbidi, aperti, plastici.

Avere tempo oggi è davvero il vero lusso. O forse il vero lusso è decidere di prenderselo il tempo? Strappandolo e difendendolo dalle tante attività che ci imprigionano e soffocano, che ci incantano come serpenti con false e vane promesse e ci stritolano in logiche inumane e contrarie al nostro cercare di stare bene e vivere bene.
Se ci si prende del tempo per sè o per le persone o per le attività che amiamo ci si sente vivi. Ci si ritrova: con sé stessi, nei propri luoghi, con le proprie emozioni e nei sentimenti, nei valori che contano per noi.

Avere tempo è un lusso che chi arriva a perdere la possibilità di averne, perchè malato per esempio, ce lo ricorda sempre… “se avessi saputo, avrei vissuto diversamente, avrei corso di meno, avrei dato tempo alle persone e alle cose importanti”!

 

Scelte di tempo -Ruggeri –

Quello che noi volevamo per vivere qui,
dipendeva da scelte di tempo.

 

Fiorella mannoia

Questo tempo non è sabbia ma è la vita che passa, che passa

Siamo eterno, siamo passi, siamo storie