Avete in mente quei momenti in cui un paesaggio, un quadro, una scultura o una poesia vi evocano intuizioni profonde e quasi illuminanti?  E non sapreste dirlo a parole, ma l’esperienza è piena e toccante di per sé?

O quelle occasioni in cui sentite raccontare qualcosa da qualcuno e vi perdete tra parole, emozioni e immagini che nella mente prendono corpo?

O ancora quando vi svegliate dopo un sogno o vivete un sogno ad occhi aperti ed è meraviglioso, ricco di pensieri e immagini in perfetto accordo tra loro, ma quando provate a raccontarlo se ne spegne l’ardore, perché lo si deve chiudere nella dimensione spazio/tempo o causa/effetto o semplicemente lo si deve costringere nel vincolo della parola?

Ciascuno di noi ha bisogno dell’esperienza che si vive sperimentando l’arte, la poesia, l’immagine, … abbiamo bisogno del linguaggio del mito, della fiaba, del sogno e della fantasia. Non possiamo fermarci o ridurci al linguaggio del logos, al discorso razionale e lineare, ma dobbiamo imparare e praticare il linguaggio simbolico per integrarlo ad esso.

Pena il restare zoppi o il vedere il mondo solo in una sua limitata parte e vedere noi stessi e gli altri ridotti alla minima parte di sé, ridurci ad un’unica dimensione.

Questo bambino, bisogna incantarlo ogni giorno” diceva Socrate nel Fedone [78 a] parlando della parte che in noi prova, ad esempio, paura.

E bisogna trovare un buon incantatore, dedicandosi a questa ricerca senza badare a risparmi di denaro o di fatica, perché non c’è nulla di meglio per cui spendere le nostre ricchezze, ci dice sempre Socrate.

Della vita si può parlare solo dando spazio a ciò che la compone nella sua interezza e quindi bisogna comprendere anche ciò che è più volatile apparentemente, meno afferrabile e descrivibile a parole, ma più evocativo e omnicomprensivo, come il sogno, i simboli, le metafore, le immagini, la fantasia, la musica, la poesia, ….

Quello che è importante nel tenere un diario filosofico è che non dobbiamo fermarci all’uso del pensiero e del linguaggio razionale, del logos, della parola: possiamo e dobbiamo dare voce a questi linguaggi differenti e dar loro voce, perché  integrano e nutrono il linguaggio del logos, ci permettono di ampliare lo sguardo su noi e sulla vita, di giocare maggiormente con essa. Noi siamo composti da più parti e il lavoro importante da fare e da permettere è congiungere e integrare queste parti, che ci appartengono a pari titolo, che dicono di noi e dicono a noi qualcosa di importante per la vita.

A volte le parole non bastano.

E allora ci vogliono i colori. E le forme.

E  le note. E le emozioni

A.Baricco

Questo articolo era stato pubblicato l’ 8 febbraio 2016