Giornata Mondiale Dell’Educazione
Dal mio osservatorio vedo spesso adulti affaticati nel gestire le loro stesse ansie e le loro rabbie, adulti disillusi e vittime di informazioni distruttive che li lasciano confusi e stanchi. Non è certo la condizione più semplice in cui trovarsi per essere dei buoni educatori. Pertanto credo che come adulti educanti, come genitori e insegnanti, formatori ed educatori abbiamo il dovere e la possibilità di chiederci:
Che adulti vogliamo essere per i nostri bambini e ragazzi? che mondo vogliamo fargli abitare? Quali priorità vogliamo darci nel nostro intervento educativo?
Che adulti vogliamo essere per i nostri bambini e ragazzi? che mondo vogliamo fargli abitare? Quali priorità vogliamo darci nel nostro intervento educativo?
Non sono domande assurde che non riguardano la vita di ogni giorno. La riguardano eccome perchè i ragazzi e i bambini ci guardano vivere, ci studiano, subiscono le nostre contraddizioni a volte eccessive tra ciò che diciamo loro e ciò che facciamo, tra ciò che gli chiediamo e quanto poco li ascoltiamo. E si nutrono delle nostre capacità di appassionarci, di avere direzioni e sogni, di cadere e rialzarci.
Allora domandiamoci: Che progetti educativi e sociali abbiamo per loro? qual’è il ruolo della scuola e dei genitori nelle loro fatiche e nel lasciare spazio e creare terreno per le loro risorse?
Allora domandiamoci: Che progetti educativi e sociali abbiamo per loro? qual’è il ruolo della scuola e dei genitori nelle loro fatiche e nel lasciare spazio e creare terreno per le loro risorse?
Ripartiamo da qui oggi, dal più grande valore che l’educazione ha, e ciascuno prima di tutto riparta da sè: dalla possibilità e dalla ritrovata capacità di stare coi ragazzi, ascoltarli davvero, contenere le loro emozioni anzichè cercare solo di controllarle o evitarle se le sentiamo faticose.
Gli adulti, ora, siamo noi e se non ci sentiamo tali cerchiamo di diventarlo.
Non possiamo solo auspicare che i ragazzi “naturalmente” siano vitali e speranzosi, creativi e propositivi: spesso lo sono e lo rimangono se noi non gettiamo loro addosso ansie da prestazioni e visioni del futuro ristrette e soffocanti, dove devono compiacerci o riparare le nostre speranze deluse.
Ce la possiamo fare? credo di sì! soprattutto ce la dobbiamo fare, ne vale la pena. Per loro e per noi e per il futuro che vogliamo
Torniamo ad amare la vita, ad avere visioni di futuro da costruire a partire da oggi, troniamo a frequentare il sogno e il desiderio anzichè solo il lavoro o il denaro.
Ritorniamo a praticare i dialogo, a stare nel dubbio, a tollerare la complessità e l’attesa.
Diamoci direzioni di senso e visioni ampie, mostriamoci fragili se serve e mostriamo ai ragazzi che la fragilità è umana e si affronta insieme.
Educare viene da Educere, cioè tirare fuori.
Prendiamoci cura di noi e di loro, tiriamo fuori il meglio di noi e lasciamo uscire il meglio di loro.
Prendiamoci cura di noi e di loro, tiriamo fuori il meglio di noi e lasciamo uscire il meglio di loro.
I ragazzi, a causa della pandemia, stanno male e soffrono la situazione attuale: tacendo e ritirandosi, mostrando disturbi alimentari o del sonno, mostrando esplosioni di rabbia o autolesionismo, o “semplicemente” mostrandosi apatici, tristi, stanchi. Ma gli adulti intorno a loro che adulti sono?
Di queste cose e altre correlate avevo anche parlato parlato qualche mese fa in una conferenza per la Cicala libreria specializzata per ragazzi e insegnanti
insieme al prof. Raffaele Mantegazza e Massimo Diana (insegnante e analista Abof, la società di cui faccio parte anche io)
Grazie a chi ha partecipato ed è intervenuto
Photo by Senjuti Kundu on Unsplash