E’ quasi l’ultimo giorno dell’anno … Quanti capodanni abbiamo già vissuto?
Alcuni divertenti, alcuni noiosi, alcuni in solitudine e altri in compagnia …. Quante domande potrebbero seguire a una domanda come questa, apparentemente banale e semplice: ne emergerebbero ricordi legati a luoghi, persone, esperienze, colori, odori, musiche, …. Alcuni anni non vedevamo l’ora che finissero per dare una svolta decisiva alla vita grazie all’arrivo dell’anno nuovo;  altri invece li abbiamo lasciati con malinconia perché erano stati molto belli e ne temevamo quasi  la fine, o li abbiamo chiusi ebbri di felicità, portando nel nuovo anno l’auspicio che tutto continuasse per il meglio.

Quest’anno come lo sto chiudendo? Con quali pensieri o preoccupazioni, con quali auspici e con quali intenzioni ….?

Capodanno coincide spesso col tempo dei bilanci e dei buoni propositi per il nuovo anno: che vanno dal “mi metto a dieta e faccio più movimento” al “cambio lavoro, trovo il fidanzato,” …. mi do alla filosofia!

Capodanno (come a volte i compleanni o alcuni anniversari) è l’occasione che cogliamo in maniera spontanea e a volte malinconica per compiere dei bilanci di vita, è un momento in cui ci accorgiamo, in maniera evidente, non solo dello scorrere del tempo, ma anche di cosa è accaduto nel corso di quel periodo vissuto. E così arriva l’occasione per gettare uno sguardo sulla nostra vita nel suo complesso e chiederci: “a che punto siamo dell’esistenza e nell’esistenza?”  Si getta infatti uno sguardo su di noi che non coglie solo le questioni legate all’età che abbiamo, ma soprattutto è uno sguardo gettato a come stiamo vivendo il tempo, sia in termini concreti di ciò che facciamo in esso, ma anche in termini di percorso personale di consapevolezza.

E con l’esperienza che il Covid ci impone e ci ha imposto il nostro sguardo è più lucido, più disincantato forse ma, spero, non meno costruttivo e speranzoso.

Deve essere chiaro, però, che bisogna cercare di chiarirci al meglio “da che punto di vista giudico questo anno?” Lo giudico da ciò che mi aspettavo un anno fa e volevo fortemente, o lo giudico per quel che mi ha dato? Lo giudico dando più peso a ciò che ho perso, o dando valore a ciò che ho ricevuto? Tendo a vedere ciò che è mancato o ho occhi anche per quello che è arrivato, magari inatteso?

Perché i bilanci e i rilanci devono aiutarci a ricollocarci in relazione a noi stessi, in relazione agli altri e in relazione al mondo intorno a noi.

Il bilancio non serve a inchiodarci o ad assolverci: serve perché ogni anno vissuto ci aiuti ad apprendere al meglio come vivere il tempo che verrà, altrimenti i bilanci sono inutili e spesso pericolosi o dannosi.
Forse dovremmo fare questi bilanci insieme ad altre persone, o in compagnia di testi o maestri di vita a noi cari che ci indichino una lente  dalla quale gettare una valutazione sull’anno passato, perché come diceva  Epitteto “Non le cose turbano l’uomo, ma i giudizi che si danno su di essi”. Quindi dobbiamo provare a conoscere meglio il punto di vista con cui esaminiamo la nostra vita e la giudichiamo.
Anche verso noi stessi, spesso, siamo noi i giudici più severi!
Per questo dobbiamo provare a compiere un bilancio onesto e realista ma soprattutto, dobbiamo impegnarci in un rilancio possibile, non eccessivamente al rialzo e non eccessivamente al ribasso perché altrimenti saremo a rischio di un futuro bilancio esistenziale in perdita.
Non siamo onnipotenti ma non siamo neanche impotenti. Dobbiamo collocarci nella verità della vita. Questo è l’esercizio da compiere nel corso di tutta l’esistenza!
Si deve imparare, nel tempo, a vedere la vita per quella che è, non per quello che vorremmo che fosse; dobbiamo imparare a perdonare la vita per le sue asprezze e fatiche che porta inevitabilmente con sé, a perdonare noi stessi e gli altri per le fragilità che ci costituiscono, essere grati a ciò che di buono e bello ci accade, ci costituisce e ci è possibile far divenire reale, …
Compiuto così il bilancio tornare al presente, all’oggi che ci si dà, collocarci nel qui ed ora, nel tempo presente e con Seneca o Marco Aurelio, dirci: “Dunque bisogna eliminare due cose: il timore di un male futuro e il ricordo di un male passato. Questo non mi riguarda più. Quello non mi riguarda ancora”
I bilanci contano, i rilanci orientano ma l’oggi, il tempo presente è quello da vivere, da assaporare, da cogliere vivendo da svegli e non sopravvivendo alla bell’e meglio come sonnambuli, perché il bilancio di un anno o di una vita sia, quanto meno, ho vissuto!

Buon anno e buona tempo a te!

Photo Michael Heuser – Unsplash