“Aver cura” vuol dire (anche) saper immaginare e desiderare il futuro.
Significa immaginare il futuro che vorrei e coltivarlo a partire da oggi, perché si realizzi domani. Significa guardare in maniera lucida a ciò che accade ora e lavorare da subito per ciò che vogliamo negli anni a venire.

Lasciar accadere gli eventi solo lamentandosi o girare la faccia per non vedere ciò che non ci piace, non ci aiuta a generare futuro, o meglio : lascia che il futuro lo generino altri o l’insieme degli eventi in maniera poco più che casuale.
Aver cura significa prendersi la responsabilità di ciò che si vuole, di ciò in cui si crede. O almeno di ciò che non si vorrebbe veder accadere.

È come in educazione (e, sarebbe bello, come dovrebbe essere in politica):
che essere umano ho in mente quando educo (o governo)?
Che futuro e che mondo vorrei per questo figlio o per questa generazione? E operare quotidianamente verso quella direzione, imparando a stare nella complessità, nella fatica e nelle contraddizioni, quanto nella bellezza e nell’apertura, nella fiducia che possiamo nutrire per l’esistenza, per l’umano, per coloro di cui ci prendiamo cura.
Se manca una di queste capacità il processo si inceppa e chi dovrebbe essere curato viene dimenticato, giudicato, costretto e si deforma e soffre.

Avere cura ed educare significa definire quali sono i valori di riferimento in maniera chiara, le priorità fondamentali che ci diamo nella vita e operare di conseguenza, senza perdere di vista la cornice che abbiamo tratteggiano; significa avere chiaro cosa può andare  sullo sfondo del quadro  e cosa vogliamo che resti in primo piano perchè lo riteniamo fondamentale ed irrinunciabile e operare le scelte che siamo chiamati a fare, di conseguenza.

Significa fare in modo che disperazione e rassegnazione non prendano il sopravvento per quanto sia lecito che arrivino ogni tanto e stare con chi ne viene eventualmente colto, perché si può certo cadere disperati , ma non si dovrebbe mai avere la sensazione di essere abbandonati.
E insieme attendere che si aprano spiragli, visioni, desideri ….e vie di uscita possibili.
Altrimenti non c’è cura, non c’è relazione nutriente, non c’è società in salute e competente, non c’è speranza possibile.