Vivere è un continuo resuscitare.
Questo per me significa non darsi per vinti nel dolore, non lasciare che sia lui ad avere l’ultima parola; significa sedersi con la sofferenza e la paura accanto a noi e dialogare con loro perché ci insegnino a farci più ampi, più lucidi, più capaci di vedere e vivere l’essenziale.
Vuol dire far sì che la sofferenza non sia l’unico colore che ci tinge l’anima saturandoci completamente e impedendo ad altri colori di dipingere la nostra vita.
Vuol dire riuscire costantemente e ciclicamente a scrollarsi di dosso la muffa, la polvere, la ruggine o la malavoglia che la vita quotidiana ci deposita addosso e mantenere un centro a cui riferirsi per non perdere la direzione e, quando la direzione è incerta o confusa, saper accettare di stare fermi e attendere.
Rinascere significa navigare, mollare gli ormeggi, sperimentare e perdersi o almeno non avere troppa paura di farlo accettando di tornare diversi da come si è partiti.
(Laura Campanello, Ricominciare, Mondadori 2020, pp.104-105)