Intervista a cura di Laura Campanello per 7 del Corriere della Sera, pubblicato il 30 settembre 2022

trovate il video dell’intervista sul mio canale youtube

Guidalberto Bormolini, religioso e antropologo è stato l’amico spirituale di Franco Battiato anche nei giorni in cui la sua vita volgeva alla fine perché, come ci dice proprio Bormolini, “I tempi ultimi sono quelli che andrebbero dedicati all’assoluto, attraverso la vita ascetica che spesso la malattia impone nella sua gravità”.

È sacerdote della fraternità dei Ricostruttori e vive, insieme ad altri, in una comunità di meditazione cristiana ispirata ai principi del monachesimo interiorizzato, che fa cioè riferimento alle grandi tradizioni monastiche, in particolare ad una forma di meditazione che è stata elaborata dal gesuita Padre Cappelletto che ha approfondito la meditazione orientale e l’ha poi riproposta in una versione adatta ai nostri tempi.

L’ho intervistato sul suo ultimo libro, L’arte della meditazione, che sarà in libreria dal…… 2022 edito da …….

Prima di tutto ti chiedo: è stato un libro difficile da scrivere?

“Assolutamente sì! Ho faticato ad accettare l’invito, da parte del Prof. Giorgio Nardone, che ha avvertito la necessità di parlare di questo argomento, perché la meditazione è diventata molto di moda. Due erano le mie difficoltà: innanzitutto non volevo aggiungere altro agli scaffali già pieni di libri che ne parlano e si inseriscono nel filone della moda consumistica della spiritualità. Anche se la spinta di queste mode è interessante, non riconosco come buona la risposta che spesso ne deriva. La seconda difficoltà è perché l’argomento tocca l’intimità, ed è solo per desiderio di bene che ho dovuto vincere la mia ritrosia: la meditazione è la cosa più intima che faccio.

Sottolinei a più riprese che questo non è un manuale e che in questo libro non dai istruzioni per la meditazione ma che vuoi parlarne ampiamente senza tradirne il cuore stesso. Qual è quindi l’obiettivo del libro?  

“L’obbiettivo del libro è far innamorare le persone della meditazione, come io me ne sono innamorato. E la meditazione, perché si possa conoscere e amare, va praticata.

Descrizioni e spiegazioni possono girare attorno alla meditazione, ma non possono “attraversarla”. Noi possiamo dire dove trovi l’esperienza, quali sono i primi passi per farla, ma si tratta comunque di un’esperienza diretta e personale e per questo indescrivibile, così come è indescrivibile l’esperienza d’amore (infatti i mistici utilizzano spesso immagini dell’amore umano per far comprendere qualcosa sulla pratica meditativa). La meditazione è un’esperienza d’amore intensissima che si può sperimentare ma non si può spiegare così come il Mistero: dobbiamo uscire dalla strettoia del pensiero logico e discorsivo per accedere all’esperienza dell’intuizione profonda.

Dici chiaramente che “fare meditazione, secondo molte scuole, è proprio penetrare nei mondi della coscienza a partire dal proprio corpo” e che non si prescinde mai da esso, dal respiro, dal silenzio e dall’immobilità. Difficile da fare?

“Nella nostra cultura, specie dopo Cartesio, abbiamo creato una dicotomia tra corpo e anima, tra visibile e invisibile. Ma noi dobbiamo e possiamo ricomporre l’unità che siamo a partire da ciò che ci è più prossimo: il corpo è la dimensione più immediata e sperimentabile che abbiamo e da lì, grazie anche all’immobilità, si accede alla psiche e allo spirito. È importante, ad esempio, riscoprire e utilizzare le nostre funzioni vitali: in quasi tutte le pratiche meditative ci si appoggia a queste funzioni – battito del cuore e respiro – che sono la vita e senza le quali la vita non è possibile. E la cosa importante è che sono funzioni completamente al di fuori del nostro potere: possiamo rallentarle, in parte regolarle, ma non possiamo farle cessare. Così percepire respiro e battito cardiaco come qualcosa che ci trascende è la prima grande esperienza che possiamo fare.

Nell’introduzione scrivi che “la meditazione imposta dalle mode odierne sembra essere un’attività puramente mentale”. Cosa significa?

“Nella civiltà indoeuropea – l’antropologia che fonda la nostra cultura – ma anche nei documenti scientifici nel campo della cura, si afferma che le dimensioni che costituiscono l’essere umano sono tre: corpo, psiche e spirito. La meditazione è tale solo se tocca l’essere umano integrale, quindi se tocca un solo ambito dei tre non è più meditazione. Pertanto se è una attività solo mentale può essere concentrazione, mindfullness, una pratica di rilassamento, un’attività contro lo stress, un’attività per amplificare e potenziare le proprie capacità in campo produttivo e aziendale, che certo sono pratiche molto interessanti e utili, ma non vanno chiamate meditazione, perché manca la dimensione spirituale. Non possiamo confondere il mondo mentale con il mondo dello spirito, che è un mondo in cui l’invisibile ha la prevalenza. Il mistero e la trascendenza si manifestano nelle forme che ciascuno scoprirà. Io sono infatti per una spiritualità anche laica, ma che sia spiritualità e non attività mentale.

Cosa intendi per trascendenza se parliamo anche di spiritualità laica?

La trascendenza è presente quando l’essere umano ha qualcosa di più grande di sé a cui offrire se stesso, infatti la spiritualità chiede di lavorare su di sé: qualcosa va limato e qualche parte di noi deve morire perché viva qualcosa di più significativo.

Il trascendente è anche personale: per me è un Dio d’amore, che ha cura di noi e chiede di avere cura di Lui perché ha scelto di farci partecipare liberamente al suo progetto di cura; noi rispondiamo alla sua cura prendendoci cura uno dell’altro. Se manca la dimensione della cura e la meditazione diventa uno strumento egoistico, allora conduce fuori strada.

Infatti più avanti nel testo dici “se è realmente meditazione deve essere capace di cambiare la nostra vita, il nostro sguardo sul mondo, il nostro modo di relazionarci a noi stessi e agli altri”

Spesso noi la pratichiamo per raggiungere il benessere. È sbagliato?

“Partiamo dal presupposto che il benessere è una cosa buona, non soltanto lecita, e diciamo anche che la ricerca del benessere in un percorso spirituale è quasi doverosa: l’obbiettivo è il bene, quindi anche il ben – essere, l’importante è che la meta di tale ricerca sia un benessere condiviso. Il Vangelo, ad esempio, lo esprime con equilibrio: ama il prossimo tuo come te stesso. Se non ami te stesso non puoi amare gli altri e nemmeno il contrario. Quindi nel praticare la meditazione si deve essere in una relazione di cura con se stessi, con gli altri e l’Assoluto (o trascendente).

Scrivi che “oggi assistiamo a una forte ripresa di interesse verso la spiritualità, forse come reazione all’esagerata centralità attribuita all’economia e alla tecnologia. quindi possiamo dire che la dimensione spirituale inizia a mancarci?

“Senza dubbio e molti pensatori del ‘900 l’avevano già profetizzato. Oggi molti cercano risposte che possano soddisfare i propri bisogni spirituali tra le tante proposte che ci sono, sia nella cristianità che in altre religioni o perfino fuori dalle religioni. L’importante è far trovare a chi cerca qualcosa che sia capace di saziare la sete di infinito, perché ognuno è libero di scegliere dove abbeverarsi, ma deve potersi realmente dissetare e non accontentarsi di surrogati.

Nel testo permetti al lettore di approcciare varie vie sapienziali e religioni per aiutarlo a comprendere che la meditazione e il bisogno di spiritualità sono universalmente presenti da sempre nella storia umana. Perché lo ritieni utile?

“Anche Papa Giovanni Paolo II in una enciclica scrisse che lo spirito umano è universale.

La spiritualità coincide con la storia dell’uomo e noi dobbiamo tornare alle radici antropologiche della spiritualità, se no essa diventa ideologia. La spiritualità va rifondata su una base antropologica universale.

Ho incontrato molte tradizioni sapienziali e contemplative nei miei pellegrinaggi, ho praticato meditazione in varie tradizioni mistiche, riscoprendo qualcosa che era già presente nelle mie radici. Ho cercato di mostrare che ci sono molte pratiche meditative anche del cristianesimo, che hanno grandi affinità con quelle di altri popoli e religioni (di cui nel libro parlo ampiamente). Se vogliamo incontrare l’Assoluto, le basi fisiche e psichiche sono le stesse in India, in America Latina in Africa o in Europa.

Ma allora la meditazione è una o sono molte?

La meditazione prepara la massima esperienza che un essere umano può vivere, ma non esiste la meditazione, esistono le meditazioni, anche perché così come sono innumerevoli gli esseri umani, altrettanti sono molti i modi di vivere la propria esperienza, anche all’interno dello stesso percorso.

Ognuno percorrerà la sua strada con creatività, stando attento a non confondere la meditazione con il metodo che la prepara. Il metodo favorisce la preparazione del corpo e dalla psiche, e la meditazione ci apre all’esperienza del mistero

Un libro che è un invito a trovare i contesti, gli amici spirituali, le strade per praticare la consapevolezza e trovare la gioia. Che rapporto hanno questi due termini?

Credo che la gioia sia uno dei più grandi motori della vita umana. Anche il discorso della montagna di Gesù parla di beatitudine e invita alla felicità. Possiamo essere felici nonostante le avversità e la meditazione ci insegna a far scaturire gioia da ciò che stiamo vivendo, cioè a ritrovare la fonte di gioia a cui dissetarci nel corso della vita. Questa sorgente è inesauribile, infatti qualunque coppa noi

porgiamo inevitabilmente trabocca e la coppa del nostro cuore può essere offerta a chiunque, senza egoismi. Infatti la meditazione, insieme, è infinitamente più bella.

Servono costanza, pazienza e determinazione per tornare a quella fonte quotidianamente, ma proprio come nutriamo quotidianamente il corpo così dobbiamo fare con l’anima, meditando per raggiungere la nostra dimensione interiore.

Scrivi più avanti: “Non va dimenticato il debito «che la spiritualità cristiana ha nei confronti del Manuale di Epitteto» e della filosofia antica per la meditazione. Questo mi interessa particolarmente …

“Ci sono molti studi e testi a riguardo, tra cui quelli di P. Hadot o di L. Rossi che sostengono che il debito della mistica cristiana alla filosofia greca è grande, e circolarono molti testi della tradizione contemplativa della filosofia greca nella prima cristianità. Il grande manuale della meditazione cristiana ortodossa (Filocalia) inizia proprio con un brano di Epitteto attribuito però a S.Antonio Abate. I padri della Chiesa dicevano che c’erano semi divini disseminati in tutte le sapienze.

Quindi quello che tu fai nel libro è un invito …

Sì, perché nessuno ha risposte da dare, neanche io. Posso però dire dove le ho trovate e inviarti a cercare le tue. Occorre aprire il cuore, che divenga coppa come il mitico Graal, e lasciarsi inebriare dal coppiere divino per poi porgerne a chiunque sia assetato come noi.

Un’ultima curiosità: tu quante volte fai meditazione e come si svolge la tua vita quotidiana?

Pratico meditazione quattro volte al giorno comunitariamente, per mezz’ora.

La meditazione intervalla i lavori manuali nel Borgo.

Poi nella giornata, o nella notte, cerco tempi di silenzio e contemplazione più in solitudine.

Da tutto questo traggo la forza per prendermi cura di chiunque incontro che abbia bisogno di cura.

Padre Guidalberto si occupa anche di ecologia spirituale (siti tuttovita.it, https://www.iricostruttori.org/, https://economiaespiritualita.it/) e di accompagnamento alla malattia grave e se ne cura anche attraverso la meditazione perché è soprattutto in quei momenti che bisogna ripartire dall’interiorità. www.tuttoèvita.it