Che cos’è la speranza? Me lo sono mai chiesta?

Siamo in un momento dove sentiamo la preoccupazione e la paura per quanto ci sta succedendo intorno. Magari ci viene solo voglia di ritirarci nel nostro guscio e sperare, incrociare le dita perchè tutto vada per il meglio. Si attende fiduciosamente che tutto vada per il meglio.

La speranza è proprio, per definizione, intima alla paura. È la nostra possibilità di non darsi per vinti e non cedere alla disperazione, che è la mancanza di speranza; è quella predisposizione innata dell’animo umano di non cedere al timore di non sapersi rialzare dopo essere caduti. È intima e vicina al coraggio: accetta la paura, la fa sua per reggerla e nonostante questo fa in modo che un futuro sia possibile.

Maria Zambrano scrive che la speranza è ponte, è l’impulso che ci destina all’ulteriorità, ad uscire da ciò che ci imprigiona e incatena. È la voglia di continuare ad esistere, ad esistere al meglio, anche in un clima e in un regime di incertezza.

Si dice sempre che “la speranza è l’ultima a morire”, la speranza è l’ultimo dono che esce dal vaso di Pandora proprio successivamente all’uscita di tutto ciò che ci spaventa e ci fa sentire vulnerabili.

La speranza è ciò che ci riporta a trovare un senso al vivere quando pare perduto, è ciò che ci permette di rialzarci più e più volte e anche quando pare perduta va cercata, scovata e nutrita perché cresca. È la capacità di stare nel non ancora, sapendolo incerto ma desiderabile: permette di mantenere vivo il desiderio di vivere e la ricerca del piacere di vivere, portandoci fuori dalla sensazione di pura e semplice sopravvivenza che a volte ci coglie. Ci permette di accettare il morire di qualcosa – magari il futuro sognato in quel modo specifico – e trasformarci perché altro sia possibile.

Noi spesso confondiamo i nostri desideri sul futuro con il fatto che quello sia l’unico futuro realizzabile: nella speranza ci troviamo a ricontrattare e patteggiare con il destino sempre e nuovamente un futuro possibile, diverso da quello atteso inizialmente ma sempre possibile, Il patto con il destino è sempre possibile, in una qualche forma. Sta a noi restare nella capacità di ricontrattare!

La speranza è per Goethe un essere alato che ci dona ali  per trascendere, per andare oltre la temporalità e ci procura una nuova visione del destino. Ci eleva sopra il presente per vederlo meglio e per individuare vie nuove, inesplorate ancora ma possibili e realizzabili, per stare in equilibrio precario tra distruzione e creazione. E la creazione inizia oggi: ciò che c’è oggi è stato immaginato ieri e viceversa: ciò che inizia oggi apre al futuro di domani.

La speranza, anch’essa, è una responsabilità individuale e comune; è una virtù, quindi un’arte di vivere.

La speranza ci invita a non darci per vinti, a non rinunciare, ad accettare ciò che oggi è reale,  ma non in maniera passiva: a trasformarlo, a dargli vita e respiro, specie quando ci pare di averla persa. Piccoli respiri che piano piano diventano più grandi. La speranza è come la felicità: una possibilità sempre presente nel nostro quotidiano, sempre oscillante e che gioca a nascondino con noi e la nostra vita, ma proprio come chi, ben nascosto, ama essere cercato e scovato, così è per loro

Ricordate quando da bambini ci si nascondeva così bene che dopo un po’ gli altri cambiavano gioco e non ci cercavano più? Che delusione. Non deludiamo la Speranza, culla e fonte anche di felicità possibili. Cerchiamola anche se oggi, a volte pare si sia nascosta molto bene.

Ecco il mistero, sotto un cielo di ferro e di gesso

L’uomo riesce ad amare lo stesso

E ama davvero senza nessuna certezza

Che commozione che tenerezza

Lucio Dalla

Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2015 su la 27 ora del Corriere della Sera