La pratica della meditazione, così potente e trasformativa, ci condurrà “a casa” e che ci regalerà sollievo,
quiete, felicità. Perché vogliamo questo, giusto? Ammettere la nostra “imperfezione” ci serve per due motivi:
uno perché se non ammettiamo i nostri difetti e le nostre fragilità, che in sfumature diverse e su questioni
differenti abbiamo tutti, la nostra vita non credo migliorerà mai, due perché proprio questa è la chiave
di accesso alla meditazione come la descrive Chandra Candiani: «Meditare non è cercare vie di uscita, ma piuttosto
vie d’entrata» (Il silenzio è cosa viva, Einaudi).

Sei agitata? Fermati, respira, ascolta, accetta.
Ritrova un senso a ciò che fai e delle priorità al tuo fare, riordina ciò che conta davvero.

La meditazione è una pratica trasformativa che ha un suo tempo di svolgimento, richiede esercizio e costanza, cambia col cambia-
re della nostra situazione e del nostro contesto, ci àncora all’esistenza, ci eleva da ciò che ci inchioda, amplia il nostro sentire e apre
il nostro sguardo. Ci rivela a noi stessi in un modo nuovo e ci svela il mondo in una maniera finora ignorata.
Ci permette di riconnetterci a noi stessi, agli altri, al nostro mondo interno e a quello che abitiamo. Grazie a questo movimento
tra dentro e fuori, ritmato e guidato dal respiro e dal battito del cuore, dal movimento di apertura e chiusura, di svuota-
mento e accoglienza che da sempre ci tiene in vita, impareremo a contemplare il mondo, a praticare e sperimentare lo stupore e la
meraviglia che ci restituiscono la gioia di vivere. Vedremo così la delicatezza di ciò che ci circonda e la sua bellezza e avremo
sempre un luogo e un tempo in cui tornare.
La meditazione è un’opportunità di ascolto e riorientamento, di radicamento e di espansione, è una pratica di disarmo e di accettazione
che ci insegna a uscire dall’ordinario e dall’ovvio per ritrovare lo straordinario e il meraviglioso in ogni giornata.

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