Quali sono le passioni gioiose che sentiamo? O che vorremmo sentire…
E soprattutto riusciamo a esprimerle, a condividerle, a fare in modo che non soffochino lentamente nella nostra interiorità, nel corso del tempo?

Viviamo in uno stato di cose che di continua emergenza, dove la sensazione dominante è che quando hai risolto un problema se ne apre un altro, che quando trovi una falla e la chiudi alla bell’e meglio, se ne apre una nuova e l’acqua ricomincia ad entrare nella barca. In questo clima si rischia di abbandonarsi inermi e rassegnati allo sconforto, alla rabbia, alle passioni tristi (come le chiama Spinoza) che sono la paura o la sensazione di impotenza o paralisi che generano odio, desiderio di vendetta, sofferenza esistenziale.

Se non ci dedichiamo alla ricerca e alla custodia delle passioni gioiose, come ad esempio l’amore e la gioia, la paura di vivere e la sensazione della impossibilità di vivere al meglio inizieranno a prendere il sopravvento: alla paura si risponderà con l’attacco, alla disperazione con l’odio, …. In una spirale distruttiva e tendenzialmente senza fine. Questo vale anche nei litigi tra amici o nella coppia: rivendicare, aggredire, pretendere e non dare nulla, serve davvero a poco.

Bisogna, come si dice spesso, contare fino a 10 per gestire la rabbia e il negativo al meglio e avere chiaro che l’amore è un esercizio di trascendenza che apre ad uno sguardo diverso, che include anche il negativo, non lo nega, ma non lo agisce come unica possibilità. Serve uno sguardo e un atteggiamento che non porti a disgregare e a distruggere ulteriormente ma a costruire legami e felicità possibili.

Se cerchiamo la felicità stabile, permanente, filosofica appunto, serve che le passioni gioiose ci colonizzino in maniera permanente e quando paiono perse ci si fermi ad attendere il loro ritorno, occorre cercarle nelle piccole pieghe della vita. Altrimenti con la paura della tristezza e della sofferenza ci rendiamo impossibile il vivere, ci chiudiamo nella illusione di difenderci e mai ci mettiamo, invece, attivamente, anche nel piccolo, a costruire attivamente gioia. La gioia è il piacere di vivere che nasce dall’accorgersi di vivere.

La gioia è la scintilla che mette in moto il progetto etico pratico dell’uomo, che conduce a una scelta di vita guidata dal desiderio di vivere e di vivere secondo virtù.

Questo ci porta anche ad educare le nuove generazioni non in funzione di una minaccia, ma a costruire legami che rendano la vita desiderabile, a dispiegare potenze creative, curative, costruttive, ci porta a cercare di limitare la nostra e la loro onnipotenza, ci conduce a educare alla resilienza e al gusto per la vita, nella pratica, nell’esperienza, per sviluppare una vera capacità e possibilità di vivere.

La filosofia è anche questo: è priva di servitù e utilità – secondo i parametri odierni –  è lotta alla tristezza e alle emozioni negative, e lo fa invitandoci e insegnandoci ad esercitarci quotidianamente ad uno sguardo critico e ampio, che si nutre di meraviglia, che  aiuta la lungimiranza e apre alla trascendenza da sé, verso l’altro, il mondo e la natura.

Bisognerebbe cercare di essere felici,
non foss’altro che per dare l’esempio.
Prevert

Questo articolo è stato pubblicato l’8 dicembre 2015 su la 27 ora del Corriere della Sera

https://27esimaora.corriere.it/articolo/cercare-la-gioia-nelle-piccole-pieghe-della-vita-provateci-funziona/