Siamo abituati a pensare, spesso, che compiacersi di ciò che si fa sia una brutta abitudine e sia l’anticamera della presunzione o addirittura coincida con essa. Peccato!

Proviamo a rivalutarla, invece, questa possibilità di compiacersi, facendone una vera e propria pratica di cura di sé e vedendo che, in realtà, è importante fermarsi e valutare ciò che abbiamo fatto, uscire dal puro fare e agire, per darsi un tempo in cui essere fieri di ciò che si è fatto.

Concediamoci questo senso di soddisfazione, questo intimo piacere, che ci permette di rallegrarci e di saperne un po’ di più di noi. Non indugiamo, certo, nella soddisfazione ostentata e magari infondata, per ciò che non la merita: compiacersi non è essere supponenti, anzi. 

Ultima cosa: credo che chi si compiace sappia anche godere di ciò che di buono fanno gli altri e congratularsi con loro per il l’operato fatto. Quindi l’esercizio è: di cosa posso compiacermi oggi? E in questa settimana? E di ciò che ho fatto finora nella vita?

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